“La fotografia è un viaggio attraverso trasparenze, non solo la trasparenza fisica, oggettuale, concreta, ma un’idea di trasparenza” (L. Ghirri)

Anni fa (sembrano secoli…) quando si ritirava dal fotografo di fiducia la scatoletta gialla con le 36 diapositive sviluppate, (se non addirittura quando si estraeva la pellicola dalla tank di sviluppo nella propria camera oscura) la prima verifica, il primo incontro con le nostre immagini,  sino a quel momento “latenti”, avveniva già fuori dal negozio, o addirittura all’interno di esso se il titolare era anche fotoamatore e nostro amico. Le si guardava “controluce” e poco importava che lo sfondo fosse omogeneo o con zone d’ombra, di luce bianca o di luce artificiale. Finalmente la luce che “avevamo fatto nostra” con lo scatto, aveva una forma, e il sovrapporre queste “trasparenze” tra loro, con zone che risultavano parzialmente mascherate, dava luogo ad una prima istintiva/fortuita rielaborazione delle fotografie.

Garda_2012, ©Walter Turcato
L’armonia “eterna” di un paesaggio naturale contrapposta ad un muro – manufatto dell’uomo – consumato dal tempo.

S.Candido_2010, ©Walter Turcato
Cripta della Collegiata. L’agnello, simbolo religioso per eccellenza, visto in una prospettiva che porta alla luce, sotto la quale si intravvede un crocifisso. Una “storia di salvezza” sottolineata dall’essenzialità di tinte monocromatiche che ridisegnano e ripropongono la spiritualità del luogo.

Iniziava una sorta di nuova “scansione” della realtà, alla ricerca di tutti quegli elementi che potevano definirla e caratterizzarla, nella consapevolezza che molti di questi componenti non si trovassero necessariamente all’interno della stessa cornice, ma anche nei “dintorni”, qualche metro più a destra o a sinistra, sotto, sopra, dietro, e tutti – a loro volta –  “ci contenessero”.

La visualizzazione e valorizzazione di questo “contenitore” andava quindi ben oltre il solo gesto della ripresa fotografica, diventava autentico momento creativo. “La fotografia rappresenta sempre meno un processo di tipo conoscitivo, nel senso tradizionale del termine, o affermativo, che offre delle risposte, ma rimane un linguaggio per porre delle domande sul mondo” (L. Ghirri)

Le esposizioni multiple “on camera”, eseguite cioè al momento dello scatto, sullo stesso file, senza ulteriori manipolazioni/elaborazioni in post-produzione (se non un’ottimizzazione del contrasto), sono una delle modalità di ripresa che consente di finalizzare al meglio il nostro sforzo creativo.

Dopo una prima necessaria valutazione e pianificazione delle porzioni di luce e/o colore da sovrapporre, il risultato più gratificante sarà costituito dalla combinazione equilibrata tra quanto progettato/previsualizzato e la “sorpresa” prodotta da una componente imprevedibile, casuale, che le diverse sovrapposizioni avranno generato. Quello che è anche stato definito come “errore creativo” , “…un’immagine strana che però riconosciamo fortissima nel rappresentare ciò che è il nostro sentito che in quel momento sorprendente provoca un’ebbrezza espressiva”.

É questo – secondo me – il “valore aggiunto” che giustifica queste immagini che saranno poi di fatto “solo nostre”,  “pezzi unici” preziosi perché irripetibili, pur mantenendosi fedeli istantanee reali ben diverse da quelle ricostruibili a computer – quindi replicabili  – per sovrapposizione di livelli con opportuni software.

Romania_2011, ©Walter Turcato
Icone consolidate della tradizione e della modernità di un popolo si fondono tra loro, in attesa.

Fiera Rho_2010, ©Walter Turcato
L’eleganza armonica della natura in simbiosi con l’attività dell’uomo: la coesistenza equilibrata dei due ambienti può contribuire a una vita migliore e ad un effettivo progresso verso il benessere.

Non una ricerca “del diverso” a tutti i costi, non una volontà di stupire, ma la conseguenza di un proprio entusiasmo artistico che accende un’intima necessità di sperimentare una fotografia “propria”, sempre in ricerca,  che – riprendendo le parole di Silvano Bicocchi, Direttore Dipartimento Cultura FIAF,  “ha bisogno della nostra sensibilità artistica per essere amata e la nostra cultura fotografica per essere compresa”, alla quale va riservato lo stesso tipo di approccio dedicato a quegli autori che decidono di impostare la struttura delle loro immagini componendo dittici,  trittici, mosaici, portfoli ecc. o a quegli autori che si esprimono con il linguaggio audiovisivo, dove la sovrapposizione delle immagini è proprio caratteristica imprescindibile e connotativa di quel tipo di comunicazione (con altre ovvie specifiche modalità di progettazione/fruizione), anche se in questi ultimi casi – essendo tutto scrupolosamente pianificato – viene a mancare quell’importante errore creativo.

Operativamente, la ripresa è possibile in quelle macchine che, con un’apposita funzione in menù, consentono di programmare le esposizioni multiple, assegnando sia il numero di scatti da sovrapporre, sia la modalità di sovrapposizione, automatica o manuale, secondo le intenzioni dell’autore o secondo la praticità che la logistica del momento consiglia.

Ne risulta comunque un esercizio molto impegnativo in fase di ripresa e per questo ulteriormente educativo alla conoscenza del mezzo che si utilizza e alla pratica generale della fotografia, predisponendoci ad essere molto selettivi e sempre più esigenti, nell’elaborazione di una “lettura dell’immagine in scena” ben prima dello scatto.

Il file RAW che si ottiene (“negativo digitale”, garanzia dell’originalità) sarà quindi una sintesi di diversi “colpi d’occhio” che andranno a comporre un’informazione più ricca di contenuti in una forma complessa che dovrà essere accostata con attenzione e curiosità, dedicandovi un giusto tempo di lettura, nella consapevolezza di non trovarsi di fronte ad una banale elaborazione.

Piove di Sacco_2011, ©Walter Turcato
Al ristorante, in attesa della cena. Un bicchiere di acqua traparente “mette a fuoco” le decorazioni della tavola.

Este_2011, ©Walter Turcato
Due giovani seduti su una scalinata. Due foglie dai colori autunnali che galleggiano unite su uno specchio d’acqua. Analogie per una riflessione sulla vita di coppia.

Chioggia_2011, ©Walter Turcato
Ricerca formale sui grafismi e i colori che caratterizzano queste città di mare, in cui le case sono appoggiate le une alle altre, divise solo dai canali di acqua che ripropongono e moltiplicano la realtà con linee armoniose.

Sestri Levante_2012, ©Walter Turcato
La schiuma bianca di un mare calmo che accarezza la riva, circonda una rete a riposo dopo la pesca, in un naturale rapporto di dare/avere.

Dobbiaco_2010, ©Walter Turcato
Un richiamo all’ordine e alla laboriosità di questa regione, attraverso manufatti che si integrano col territorio  di provenienza, riproponendo la loro utilità ed eleganza, se utilizzati con consapevolezza ed equilibrio con l’ambiente.