Il “BORGO” DI RHO!

“… il Borgo (di Rho) si poteva definirlo un grosso agglomerato di case rustiche, irregolari a soli due piani, senza rettifili lungo il bordo della via. I fabbricati rurali all’interno erano dotati di vasti cortili contornati da stalle con fienili e sullo spiazzo libero pianeggiante di essi qua e là avevano sede cumuli di letame stallatico secondo il numero delle famiglie agricole che abitavano nei locali.

Le case per abitazione di famiglie agricole o artigiane erano costruite con materiale sassoso ricavato dai circostanti terreni ghiaiosi, con pochi mattoni di mezza cottura formati colla zolla della campagna e con ridottissima quantità di calce. Nella loro struttura si componevano di vani molto ampi, illuminati da finestre asimmetriche, difese al piano terreno da grate di legno.

Le cucine erano dotate di grandi camini per comodità di cuocitura del mangime pel bestiame, con pavimento di terra compressa o di mattoni conficcati nella zolla l’uno presso l’altro.
Al piano superiore i vasti cameroni oltre al servire per dormitori di tre e anche quattro fratelli coniugati e uniti in famiglia comune, davano posto per l’impianto dei graticci occorrenti alla coltivazione dei bachi da seta.

Pochissime erano le case così dette civili: alcune costituenti la piazza della Chiesa Prepositurale di S.Vittore, altre  all’inizio delle tre vie principali  formanti l’ossatura del borgo; vie che s’incontravano ai piedi della colonna detta della peste con data 1644…”

Il brano è tratto dal manoscritto: “Il corso di mia vita”, di don Giulio Rusconi (1876 – 1962), che così descriveva “Come era Rho al principiare del ventesimo secolo.”

Forse questa descrizione del territorio in cui vivo da sempre, oggi sembra solamente una poesia, in evidente contrasto con lo sviluppo urbanistico della città e lo stile di vita quotidiana.
Tuttavia, cercando con attenzione, è ancora possibile ritrovare tracce di questa storia che perpetuano un particolare fascino nel tempo, e ci invitano ad essere “curiosi”, ovvero a “prenderci cura” dei nostri giorni, per preparare un futuro migliore… Una delle prerogative per essere un buon fotografo.

Walter

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